Immagina una stradina sterrata che, dalla statale 37, poco dopo l’incrocio con la 35, sale, zigzagando, su una collina stagliata tra geysir, pianure e colate laviche. Bene: ora immagina di svoltare, con la tua auto, proprio in quella direzione, seguendo i cartelli che indicano “Gallery Rós”. Dove ti stanno conducendo? In un luogo in cui noi siamo arrivati del tutto casualmente, intorno alle 11 del mattino di un 29 luglio, ma che ci è rimasto nel cuore: a casa di Magnús e di sua moglie, Rós, appunto. Perché è un posto speciale? Perché questi due simpatici signori tengono viva, insieme alla loro figlia, una delle più antiche e importanti tradizioni islandesi: producono e vendono la Lopapeysa, la lana con cui viene realizzato il maglione d’Islanda rinomato in tutto il mondo.
Il loro piccolo negozio-laboratorio è un gioiellino e le loro creazioni coloratissime. Non si trovano solo i maglioni, ma anche guanti, cappellini, calzini… l’offerta non è vasta, chiaramente, perché ogni manufatto è unico, creato con cura e attenzione, ma ti garantisco che passare a trovarli è un’esperienza che ti permetterà di entrare in contatto con la vita islandese e di acquistare un prodotto originale ad un prezzo vantaggioso (attenti ai maglioni venduti nei negozi… potrebbero non essere autentici e costare uno sproposito!).
Il vero maglione d’Islanda deve essere, innanzitutto, prodotto con lana non filata, mai usata in precedenza, ricavata da pecore islandesi e lavorato a mano sull’isola. La famiglia di Magnús possiede pecore da trecento anni, tramandando i trucchi del mestiere di padre in figlio. L’allevamento conta, oggi, circa 700 esemplari e il padrone di casa, mentre ti racconterà la sua storia, sarà ben felice di indicare la bestia che ha fornito quel determinato lotto di lana (hai capito bene).
Qualora dovessi capitare tra giugno e settembre, quando le pecore, cioè, sono libere di pascolare in tutto il territorio, di solito a gruppi di tre (composti dalla mamma e dai due agnelli nati durante l’anno), ci sarà un bel poster esplicativo a sostituirle. A settembre, poi, i pastori saliranno sugli altopiani per recuperarle in vista dell’inverno, smistandole con l’ausilio di chip e segni di riconoscimento. Per la tosatura, invece, occorrerà aspettare fino a metà novembre.
Per riconoscere gli articoli migliori, basterà verificare se posseggono alcune peculiarità: la lana dovrà essere lavorata ai ferri, la decorazione correrà dalle ascelle fino al collo e il corpo centrale sarà unico, senza cuciture, pur essendo ammessi sia esemplari interi che aperti sul davanti.
Quello che ho scelto è aperto, di un bel verde acceso: non ho davvero saputo resistere ai bottoni di legno, ricavati dagli alberi (una vera rarità in Islanda) intorno alla fattoria e lavorati a mano da Magnús.
Insomma, tornare a casa con uno di questi maglioni vuol dire portare per sempre con sé un pezzo di Islanda!
Essendo un prodotto molto delicato, però, è fondamentale la “manutenzione”: non occorre lavarlo spesso, ma, qualora fosse necessario, sarà bene sciacquarlo delicatamente con acqua tiepida e stenderlo in orizzontale, evitando di lasciare dei segni nei punti destinati alle mollette.
Unico aspetto negativo? La lana pizzica un po’, ma indossando una maglia nessun freddo inverno potrà farti paura!
LO ZAINETTO DI KALIPÈ
- Libro: Il pastore d’Islanda, di Gunnar Gunnarsson